Due parole sull’ultimo numero di “Writers magazine Italia, la rivista di riferimento per chi scrive”. Il numero 56, appena uscito, ospita il mio racconto Odioamore. E chi se ne frega, dirà chiunque sia antipatico almeno la metà di me. Vi capisco benissimo, fin troppo, ma poiché questo è il mio blog, spegnete i tritadocumenti per un secondo.
Odioamore è un racconto di fantascienza, almeno nella misura in cui io sono capace di imbastire temi e intrecci riconducibili a questo genere. Forse non abbastanza. E diamo il via all’operazione verità.
Vedete, è andata così: Franco Forte, direttore e curatore della storica testata da edicola mondadoriana Urania, mi ha contattato mesi fa. Grande emozione. Insomma, stiamo parlando di Urania. Franco Forte aveva letto qualcosa di mio e non gli era spiaciuto, dal momento che mi ha chiesto se avessi un racconto Sf da proporgli. Sapete quella storia del treno che passa? Ecco. Io l’ho perso.

Di solito non scrivo fantascienza, di sicuro non fantascienza dai soliti contenuti scientifici, non ho quel genere di cultura, e di sicuro non me ne vanto, ma, santo cielo, un uomo deve conoscere i propri limiti. Ho sempre scritto storie riconducibili all’ambito weird, con venature horror nemmeno tanto occulte. Così ho preso tempo e mi sono chiesto se potessi scrivere un racconto breve di genere SF senza commettere crimini contro la comunità degli appassionati e degli autori cresciuti a latte e Asimov. E senza rimediare una figura di sterco. Ne è venuto fuori una storia nel solco di “Ai confini della realtà”, la cosa più simile alla fantascienza che so di poter manipolare con una relativa grazia. Che poi è proprio il sottogenere che più amo.
Ho pensato ai tanti racconti di Matheson, che oltre a vellicare il mio senso del meraviglioso, hanno saputo strapparmi un sorriso, ed è così che ho immaginato un pianeta Terra futuro invaso da alieni messianici, giunti dallo spazio per salvare gli umani da loro stessi. Crisi climatica, sesta estinzione di massa… e il Covid 19 doveva ancora arrivare! Ma per fortuna sopraggiungono gli extraterrestri.
Alieni salvatori, dunque. Non un solo messia, ma centinaia di migliaia, calati da cielo, irresistibilmente saggi, buoni, giusti e illuminati. E non è una trappola, non sono i Visitors, non hanno piani reconditi e non ci vogliono mangiare. Sono vegani, altro che. Tutto quello che vogliono questi alieni è rimediare ai danni che abbiamo provocato al nostro bel pianeta, che è rarissimo, incantevole, e loro intendono preservarlo. Perché è giusto, e loro sono giustissimi.
Ecco, questo è lo scenario. Immaginate un mondo in cui questi messia dello spazio convivono con un genere umano che li adora e da loro ha imparato a migliorarsi dopo decenni di convivenza fortunata. Perché gli alieni sono buoni, buonissimi e tutto quello che volete, quando li incontrate, è scodinzolare. Siete emotivamente sottomessi e felici di esserlo.
E ora immaginate che questi alieni importino sulla terra i loro animali da compagnia preferiti: la versione empaticamente potenziata dei cani terrestri. Immaginate che questi “cani” siano gli animali più teneri, dolci, sensibili e intelligenti della galassia. E portatene uno a casa con voi. Imparate ad amarlo, diventate una cosa sola con lui. Il mio racconto narra quello che succede.
Be’, insomma, ci speravo. Uscire su Urania al primo tentativo, non sarebbe stato male. Ma non è andata così. Franco Forte mi ha scritto che il racconto era un po’ troppo “leggerino” per Urania, i cui lettori non avrebbero perdonato il mio approccio alla materia, che oserei definire scanzonato, e forse a basso tasso fantascientifico. Non posso dargli torto, né sono tentato di farlo. E’ il direttore di Urania, mi spiego?
Tuttavia, il racconto ha il suo perché per un pubblico meno di genere e più più generalista, meno di nicchia di quello che su Urania non vede l’ora di dilaniare un autore incautamente poco addentro, e così Franco Forte mi ha chiesto di poterlo pubblicare su Writers magazine, che, ehi, conta 3000 abbonati circa, grazie signor Forte, grazie. Un epilogo tutto sommato gratificante per uno che per tanti anni è rimasto in naftalina fuori dal mondo della narrativa. La mia transizione da mero ghostwriter a writer prosegue a passo cadenzato, con gli inevitabili incespicamenti, e passa anche per le lettere di rifiuto. Funziona così, ragazzi.
Ah, quasi dimenticavo, sto ultimando una novelette ambientata nel mondo che ho tratteggiato in Odioamore. Si situa duecento anni dopo la santa invasione degli alieni benedetti ed è decisamente meno “leggerina”. In effetti è dannatamente violenta e tragica. Potrei anche proporvela a breve. Potrei mostrarvi un lato inedito del mondo che gli alieni hanno salvato. Ciò che per alcuni è utopia, per altri è l’inferno.
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